Storia di una schiava (I parte)
Silvia è una splendida trentacinquenne, alta, con lunghi capelli, magnifici fianchi ed eccitantissimi seni; è un’affermata professionista nella sua città titolare di rinomatissimo studio d’architettura.
Sessualmente trova soddisfazione sia con uomini sia con altre donne.
Marta ha ventitré anni.
Anch’essa è alta, slanciata, splendida ragazza.
Studia all’università.
Abita in provincia ma, per essere più vicina alla facoltà, ha deciso di trasferirsi in città.
Silvia ha messo un annuncio sul giornale per trovare una cameriera che si occupi a mezza giornata
della sua grande casa.
All’annuncio risponde Marta che, per mantenersi agli studi e per vivere in città, vuole trovare un
lavoro part-time che le consenta di guadagnare qualcosa e di avere tempo a disposizione.
La studentessa si reca nello studio di Silvia che, dopo una breve anticamera, la riceve.
La professionista è favorevolmente impressionata dalla ragazza, le piace come tipo.
Anche Marta prova istintivamente simpatia per la donna.
È quasi ora di pranzo.
Per parlare più tranquillamente Silvia invita al ristorante la ragazza.
Questa espone le sue richieste.
Facilmente trovano un accordo.
Poiché Marta deve ancora trovare una casa, Silvia le offre, come parte dello stipendio, l’ospitalità in
casa sua.
Così la ragazza avrà più tempo per studiare non dovendo trasferirsi ogni volta per andare al lavoro.
La ragazza, entusiasta e riconoscente, accetta.
Subito nel pomeriggio si reca nella nuova casa che la ospiterà. Silvia ritorna in ufficio e la ragazza
comincia i primi lavori domestici.
L’attrattiva tra le due donne è forte.
Silvia è una Dominatrice nata.
Le piace sottomettere altre donne o uomini.
Vuole essere servita, adorata, ubbidita, soddisfare sui suoi sottomessi ogni suo istinto.
Marta è ancora molto giovane.
Non ha mai avuto esperienze sessuali diverse da quelle convenzionali.
Tuttavia è fortemente attirata dalla forte personalità della sua datrice di lavoro.
Quando le parla non riesce a sostenere lo sguardo ed abbassa sempre la testa. Silvia nota questa
cosa e le fa piacere.
Probabilmente la sua ospite è una potenziale schiava.
La ragazza vuole fare bella impressione con la donna.
Lavora bene e duramente.
Quando la Signora lavora in casa la sera, senza che le sia stato richiesto, le porta da bere e subito,
silenziosamente, si allontana per non disturbare.
Quando la Signora, accidentalmente, lascia cadere qualche cosa, Marta accorre, si inginocchia e, da
quella posizione, restituisce l’oggetto a Silvia che, riconoscente, lo prende.
Mentre è in ginocchio osserva con attenzione le belle gambe della donna, i magnifici piedi e le
splendide scarpe con il tacco alto che sempre la donna indossa.
Più di una volta ha provato l’istinto, per lei strano, di chinarsi e di baciarle i piedi e le scarpe.
Ma si è sempre trattenuta.
Silvia si rende conto che la ragazza è soggiogata dalla sua forte personalità.
Ogni tanto, quando è un po’
eccitata, lascia cadere appositamente qualcosa.
Marta, durante la giornata mentre studia all’università o mentre lavora in casa, si sorprende più volte
a pensare alla sua datrice di lavoro.
Le rivede le belle gambe che può osservare quando le sta inginocchiata innanzi.
Le rivede le scarpe e, col pensiero, una volta si immagina di leccargliele mentre ancora sono
indossate.
Subito si desta, ma si accorge di essere eccitata.
Non le era mai successo di essere attratta da un’altra donna.
Non le era mai successo di eccitarsi nel pensare di umiliarsi a lei.
Un giorno, mentre riordina la casa, nello spogliatoio trova un paio di mutandine col pizzo della
Signora.
Senza pensarci le porta al naso. L’indumento è stato usato il giorno prima e porta ancora l’odore del
sesso della donna.
Marta prova un fremito.
Vede le scarpe che la Signora indossava il giorno prima e le rivede ai magnifici piedi della donna.
Sente aprirsi la porta di casa.
È Silvia che rientra. Marta è ancora in stato di eccitazione. La donna si toglie il soprabito restando
con il magnifico abito che le fascia lo splendido corpo.
Avvedutamente, lascia cadere le chiavi di casa.
Subito Marta si precipita a salutare la Signora. Vede che le sono cadute le chiavi e, come al solito, si
inginocchia per raccoglierle, le restituisce alla Signora ma non alza lo sguardo che resta incollato
alle splendide gambe.
Quella sera indossa un bellissimo abito di colore scuro, gonna corta sopra il ginocchio e calze nere.
Abbassa gli occhi per ammirare i bellissimi piedi con ancora indosso le scarpe.
Silvia osserva la ragazza inginocchiata davanti a lei.
Di solito si alzava subito per allontanarsi imbarazzata.
Marta questa volta non resiste al proprio istinto.
Eccitata si china e comincia a baciare i piedi della Signora che, anch’essa eccitata, la osserva
dall’alto.
La ragazza, come rapita, lecca con passione il piede ancora inguainato dalle splendide calze.
Parte dalla scollatura della scarpa fino ad arrivare alla magnifica caviglia sottile.
Ritorna verso il basso e ricomincia l’opera di lingua.
Nota un po’ di polvere sulle scarpe e subito si precipita a toglierla con la lingua.
Pulisce poi tutta la scarpa.
Si sposta leggermente per andare a leccare anche il tacco tutto impolverato.
Non ne prova ribrezzo, anzi, l’eccitazione aumenta.
Anche Silvia è eccitata.
Quella ragazza le è piaciuta sin dall’inizio, e da sempre ha desiderato averla ai propri piedi.
Ora la ragazza ha compiuto il grande passo.
Lei sa che è pronta per essere la sua umile e sottomessa schiava.
Da quel momento le cose sono cambiate. In lei si è risvegliato l’istinto della Padrona che vuole
umiliare i suoi sottoposti.
Trascorre così qualche minuto.
La ragazza si rende finalmente conto di quanto sta facendo.
Si sente tutta imbarazzata.
Come risvegliata, si ritrova inginocchiata con la testa ai piedi della sua datrice di lavoro.
Pur ancora eccitata, si chiede cosa possa pensare di lei la Signora.
Probabilmente ora la caccerà di casa.
Cerca di rialzarsi. Immediatamente Silvia le pone un piede sulla schiena e spinge la ragazza
nuovamente verso il basso.
Con voce roca per l’eccitazione si rivolge a Marta.
< schiava, leccami immediatamente anche l’altra scarpa >.
A quel comando, sentendosi chiamare in quel modo, Marta si sente nuovamente rapita
dall’eccitazione e con la dovuta passione si getta a leccare l’altra calzatura della sua Padrona.
Silvia si rivolge alla ragazza prostrata a terra.
< da oggi in poi sarai la mia umile e sottomessa schiava, il tuo unico scopo è quello di servirmi ed
onorarmi, io ti userò per le mie comodità e per i miei piaceri sessuali, non sarai più una persona con
diritti, ma solo una bestia con doveri nei miei confronti, dovrai chiamarmi Padrona e darmi del lei;
sono stata sufficientemente chiara, bestia schifosa? >.
< sì Padrona, io le ubbidirò come una cagna fedele, lei potrà disporre di me come meglio crede >.
< spogliati >.
Subito la schiava esegue restando nuda dinanzi alla sua sublime Padrona.
Nuovamente si prostra ai suoi piedi che ricomincia subito a leccare con immensa gratitudine per
l’onore che le viene concesso di poter servire la sua Signora.
È al colmo dell’eccitazione.
Si accorge che è quello che ha sempre desiderato: appartenere ad una splendida donna che la
comandi e la
sottometta ai propri piaceri.
È entusiasta di quella sua nuova posizione.
Sa che la sua Dominatrice sarà severa con lei, il cui unico compito è quello di servire la Signora che
la possiede.
Continua, sempre più eccitata, a leccarle i piedi.
La Padrona si allontana.
La cagna, ovviamente, la segue a quattro zampe tenendo la testa abbassata in segno della più
completa sottomissione.
Silvia si reca nella sua camera da letto.
Da un cassetto estrae un collare da cani che subito viene apposto al collo della sua nuova bestia.
Questa, contenta che la Signora l’abbia accetta come sua umile schiava, si prostra riconoscente a
terra e le lecca nuovamente le scarpe.
< grazie Padrona, lo porterò con orgoglio >.
Silvia è sempre più eccitata da quegli atti di sottomissione.
Si rende conto che quella ragazza è una schiava nata.
Lei è una Padrona nata, quindi entrambe si divertiranno, una a possedere, l’altra ad essere posseduta.
La Padrona si sveste restando con indosso le sole calze nere autoreggenti e le magnifiche scarpe
nere con il tacco.
La schiava mai aveva visto la sua Padrona tutta nuda.
È veramente una splendida donna.
Si ritrova ancora più eccitata all’idea di dovere servire quella magnifica Padrona.
È stata proprio fortunata.
Silvia appone al collare un bellissimo guinzaglio.
Restando ferma in mezzo alla stanza fa girare in tondo la cagna.
È iniziato l’addestramento.
Con mosse sensuali, facendo ondeggiare bene i fianchi ed il culo la bestia si sposta a quattro zampe.
Tenendo sempre la testa abbassata può vedere solo le gambe della Signora dal ginocchio fino ai
piedi.
Sono due gambe splendide che non vede l’ora di potere toccare e leccare.
La Signora le si avvicina.
La cagna prova un fremito nel vederla arrivare.
La Padrona le si siede sulla schiena e le ordina di muoversi.
Con gioia sente la fica nuda della sua Padrona seduta sulla schiena.
Eccitata si muove come una cavalla con in groppa la sua splendida amazzone.
Sente la fica della Padrona sempre più bagnata per l’eccitazione.
La Signora si alza, si va a sedere su una comoda poltrona e, tirando il guinzaglio, fa capire alla
schiava che la deve raggiungere.
< leccami la fica >.
Finalmente le è concesso di poter baciare e leccare il sesso della Padrona. La schiava mai aveva
leccato la fica di un’altra donna.
Subito però si accorge di lavorare bene e di trarre piacere dall’onore che le è concesso.
Poco dopo la Padrona gode.
Si lascia leccare ancora un po’ il sesso, poi, con una pedata, allontana la schiava che subito si
accuccia a terra in attesa del prossimo ordine.
Nonostante sia stata trattata ora bruscamente dopo avere con devozione dato piacere alla Padrona, la
bestia, con sua meraviglia, non se ne ha a male.
Anzi, si rende conto che è diritto della sua Proprietaria di trattarla così.
Del resto lei ora è solo un animale.
Anche la nuova rudezza della donna ha l’effetto di eccitarla.
Con suo profondo stupore si accorge che le piace essere maltrattata da chi la possiede.
La Padrona resta nuda con ancora indosso le calze e le scarpe.
Così è proprio eccitante.
Si dirige verso il soggiorno sempre seguita a quattro zampe dal suo fedele animale domestico.
Si siede in poltrona comodamente.
La schiava, ancora eccitata per non avere goduto, si precipita a leccare le scarpe della Padrona
guaendo di piacere come un cagna.
Nel frattempo la Signora legge tranquillamente il giornale contenta della completa sottomissione
della sua nuova schiavetta.
Passano alcuni minuti nel corso dei quali la schiava non ha mai smesso di leccare con la dovuta
passione i sublimi piedi della sua Dominatrice.
Ora la Signora ha fame.
Assesta una pedata nel fianco della sottomessa.
< schiava, preparami la cena >.
La serva si dirige verso la cucina che oramai conosce bene.
Prepara una buona cena per la sua Padrona.
Quando è tutto pronto ritorna a quattro zampe in soggiorno per avvertire la Signora.
Questa, ancora nuda e bellissima, si alza, si siede sulla schiena dell’animale di sua proprietà e le
ordina di portarla in cucina.
Con fatica la schiava riesce ad eseguire l’ordine impartitole.
Nonostante il peso, la serva trae piacere dall’avere sopra di lei il corpo della donna che deve servire.
Questa ancora non indossa le mutande e la fica a contatto con la pelle della schiena regala alla
schiava del piacere.
Finalmente raggiungono la tavola apparecchiata.
La Padrona si alza dalla sua comoda ed utile cavalla e si siede comodamente per iniziare a
mangiare.
Si rivolge alla sua umile sottomessa.
< cagna, accucciati ai miei piedi >.
Con piacere la serva esegue l’ordine.
Può così ammirare da vicino gli splendidi piedi della sua Signora.
Non resiste alla tentazione e si china maggiormente per poterglieli leccare bene.
Le toglie le scarpe e pone le proprie mani sotto i piedi della sua amata Dominatrice.
Ricomincia a leccare con passione.
La Signora vuole trarre maggiore piacere dalla lingua della schiava, così si alza ed ordina alla
sottomessa di levarle le bellissime calze autoreggenti.
Compito che la serva esegue con immenso piacere.
Le gambe della sua Padrona sono morbide e lisce come seta.
Ne approfitta per toccarle e carezzarle.
La Signora si risiede e riprende a mangiare.
La schiava ritorna sotto il tavolo, pone le proprie mani sotto i piedi della Signora e comincia
leccarglieli.
Sono dei piedini meravigliosi.
La pelle, nonostante sia trascorsa tutta la giornata, è ancora morbida e profumata.
È un vero piacere per la schiava poter posare la propria lingua su piedi così splendidi mentre la sua
Signora e Padrona, sublime Proprietaria, sta consumando la sua calda cena.
Silvia ha terminato di mangiare.
Resta ancora seduta a tavola per fumarsi una sigaretta.
Ha deciso che per quella sera non darà da mangiare alla sua nuova schiavetta.
La vuole mettere alla prova. Inoltre deve capire che ora è nelle sue mani.
Che può disporre di lei come meglio crede, anche tenendola a digiuno senza motivo alcuno.
Comunque le sembra che la sua sia una buona schiava, conscia del proprio ruolo e della propria
posizione di inutile sottomessa.
Si alza e si reca in soggiorno per vedere il telegiornale.
< schiava, tu sistema e pulisci la cucina, poi raggiungimi >.
< sì mia Signora >.
La schiava, stando in ginocchio, osserva la sua Padrona che si allontana.
È proprio una bellissima donna.
Ha un culo e delle gambe magnifiche.
I seni sono belli sodi, il ventre piatto.
In tutto il suo corpo tenuto in forma dal continuo esercizio fisico.
È stata fortunata ad essere la schiava di una così bella Padrona.
Con la dovuta solerzia che si confà ad una brava serva, pulisce tutta la cucina.
La Signora non le ha dato da mangiare.
Vuol dire che quella sera deve saltare il pasto.
Ha accettato di appartenere alla sua Padrona e ne deve subire tutte le conseguenze.
Pertanto di buon grado rinuncia alla cena se questo è il volere della sua Proprietaria.
Terminati i suoi lavori, a quattro zampe raggiunge la sua Signora che se ne sta comodamente seduta
in poltrona a guardare la televisione.
È ancora nuda e la serva si eccita nell’osservarla.
Le si avvicina e si prostra ai suoi piedi.
Vi pone sotto le mani e ricomincia a leccarli.
Per lei è un grande piacere ed onore poter baciare le estremità della sua Padrona.
Questa si sistema meglio ed offre i propri piedi alla leccatura.
Osserva la sua nuova schiava e, nonostante abbia appena goduto, sente un fremito di piacere.
Sono quasi le nove.
Alle nove e trenta ha un appuntamento con un suo corteggiatore.
Si alza e si dirige nello spogliatoio sempre seguita dalla sua fedele cagnolina.
Si fa aiutare nel vestirsi. Indossa un magnifico vestito corto, attillato e molto scollato.
Le solite calze nere autoreggenti con il pizzo e delle magnifiche scarpe nere con il tacco.
Vuole eccitare il suo compagno di quella sera.
Anche la schiava è colpita dall’eleganza, dalla classe e dalla bellezza della Signora.
Sommessamente le rivolge un complimento mentre si china per leccarle le scarpe.
< Padrona, lei è bellissima >.
La Signora si china per carezzare sulla testa la sua schiava.
Prima di uscire pone il guinzaglio al collare della cagna e la lega al termosifone vicino alla porta.
Poi si allontana con passo altero.
La schiava capisce che è giusto che sia legata.
La sua Signora ha su di lei ogni diritto.
Quindi si accuccia a terra ed attende ansiosamente che la sua Proprietaria ritorni per poterla ancora
servire ed adorare.
Silvia si incontra con il suo corteggiatore.
Le piace l’idea di avere una schiava legata a casa che l’aspetta.
Si recano in discoteca e poi a casa di lui.
Nonostante abbia appena goduto per la lingua della sua schiava, si concede volentieri all’uomo.
Questi è molto virile e riesce a soddisfarla bene.
Lui le è venuto dentro il sesso.
Prima di tornare a casa non si lava.
Si infila le magnifiche mutandine nere ed esce.
A casa trova la cagna contenta di vederla.
Appena le si avvicina la serva si china e, guaendo, le lecca le scarpe.
La Padrona la slega, le carezza la testa e si dirige verso la camera da letto seguita dalla serva a
quattro zampe.
La schiava aiuta la sua
Signora a svestirsi.
La Padrona è stanca.
Nuda si sdraia sul letto lasciando giù le gambe.
Si ricorda di non essersi lavata il sesso dopo che il suo amante le ha rovesciato dentro una buona
quantità di sborra.
Quando le ha tolto le mutandine, la serva si è accorta che erano sporche di sperma.
Si china e lecca quel prezioso liquido che è stato all’interno della fica della sua Padrona.
Questa è già distesa a letto e non si accorge di nulla.
La serva si rende conto della propria perversione, ma non se ne vergogna.
È ancora tutta eccitata.
Mentre annusa e lecca l’indumento intimo, la Signora le impartisce un ordine.
< schiava, fammi il bidè alla fica >.
Tutta contenta per l’onore che le è concesso, la serva si avvicina al letto, alza la testa e la porta
vicino al sesso della Signora.
Con la lingua pulisce bene le labbra e l’interno.
Asporta ed ingoia ogni traccia di sborra.
Quando la fica è bella pulita la serva continua con le leccate traendone un proprio piacere.
Ora la Padrona vuole dormire.
Si infila nuda sotto le lenzuola, spegne la luce e si addormenta subito.
La schiava si accuccia ai piedi del letto.
Non riesce a prendere sonno.
È ancora tutta eccitata dagli eventi di quella serata.
La sua Padrona è magnifica ed è contenta di appartenerle.
Sa che farà qualsiasi cosa le verrà ordinato.
L’eccitazione è ancora forte.
In quello stato non riuscire certo a prendere sonno, e la mattina successiva ha una lezione importante.
Così si infila due dita nella fica tutta bagnata e si masturba fino a raggiungere l’orgasmo.
Per lei era la prima volta che si procurava da sola il piacere sessuale.
Si rende conto che la sua perversione è appena iniziata, e la strada per percorrerla tutta è ancora
lunga.
Finalmente si addormenta.