Sera di fine estate

Siamo sulla porta del bar, un pomeriggio di fine estate, inizia a piovere, vedo la strada coprirsi di macchie più scure, il vento soffia, l’odore di pioggia misto al tuo profumo giunge alle mie narici.

Osservo in lontananza le persone che iniziano a correre, ma vengo distratto dalla tua mano che mi cerca:
” Ci dobbiamo salutare adesso,…vado a casa”
” Ti accompagno se vuoi, non ti preoccupare, ho la macchina a pochi metri,”.
Accetti il mio invito, ricordandomi che abiti non distante. I nostri sguardi si incrociano e decidiamo di andare,  correndo sotto la pioggia sempre più insistente, ti prendo per mano per avvicinarti a me , quasi a volerti trattenere; la mia mano sul fianco ti accompagna in macchina dopo averti aperto la portiera. Partiamo.
Infili le dita tra i capelli divenuti umidi e ti lamenti che sono bagnati.


“Sei molto bella anche così, in disordine” sorridi, e mi ringrazi della cortesia, poi mi omaggi della tua bellezza alzando leggermente la gonna. Mostri le gambe, stupende, e osservi senza farti notare la mia reazione. Schiaccio sull ‘acceleratore, poche svolte per prendere una strada che porta fuori città; Ovviamente mi chiedi spiegazioni.
“Dove stai andando, io abito dall’altra parte, che intenzioni hai?”
“Lo so, ma… ho voglia di stare con te” Sorridi; continuo dicendo:”Dai, facciamo un giro sotto la pioggia, poi ti porto a casa ” .Un passaggio a livello ed un treno molto lento ci costringono ad una sosta. Spengo il motore. Ti guardo negli occhi, e ripeto:
“Sei bellissima” Tocco i tuoi capelli e sospiro; penso a quanta fatica sto facendo, sarebbe cosi semplice dirglielo…
“Perchè sospiri, cosa c’è che non va?
Un attimo di esitazione poi, mi volto verso di te.
” Mi piaci…e….voglio baciarti!”
” Anche tu mi piaci…”sorridiamo entrambi poi mi avvicino e le nostre labbra si uniscono, nascondendo le lingue che fanno conoscenza. Il segnalatore del passaggio a livello smette di suonare, purtroppo ci dobbiamo staccare. Possiamo ripartire, penso a questa situazione, sei al mio fianco e, non voglio certo portarti a casa, sono felice di passare questi momenti assieme a te, quindi non voglio rovinarmi la serata. Imbocco lo svincolo della superstrada, premo il gas ed inserisco le marce una dopo l’altra con rapidità.
” Di sicuro non mi porti a casa, cos’hai in mente adesso?”


” Non ti preoccupare, fidati di me!” Passo di gran lunga il limite di velocità, solo 60 km ci separano dal mare, e mentre vedo le nubi scomparire in lontananza fantastico su che potrebbe accadere. Parcheggiamo sul lungomare a pochi passi da un ristorantino con vista sul molo, il sole è ormai nascosto e all’orizzonte rimane solo un leggero chiarore arancione che sfuma dal rosso, al viola per poi confondersi con il blu della sera. Scendi ,ti sitemi la gonna,  fai alcuni passi e mi perdo ad osservarti:  i piedi uno davanti all’altro, un tacco 12, le gambe toniche che si muovono decise, che portamento! Muovi le anche in una maniera che fa sognare, che donna meravigliosa sei. Mi precipito immediatamete davanti a te,  per bloccare il tuo movimento e  ti bacio nuovamente. Ti sento partecipe e rilassata, sei a tuo agio e mi fa piacere. Tengo i tuoi fianchi in maniera energica, quasi ti sollevo, hai un corpo stupendo e lo sguardo cade nella scollatura, i tuoi seni non esagerati sono proporzionati alla corporatura. Fortunatamente l’aria fredda portata dal vento fa irrigidire i tuoi capezzoli che spuntano da sotto il vestito. Ti copri con un braccio e con quell’aria indispettita esclami:
” Cosa guardi?!” Mi scansi, sistemi la borsa sulla spalla e con le braccia conserte, continui con quel passo deciso avanzando verso il ristorante.

Ritorno al tuo fianco accompagnandoti in questo tragitto.  Un’ ottima cena, romantica, accompagnata da un buon vino e una vista meravigliosa.  Pago il conto ed usciamo per fare due passi, ti tengo stretta a me,  la temperatura si è abbassata ed inizi ad avere freddo. “Forse ho bevuto troppo vino, mi gira la testa” Mi chiedi di rientrare. Un bacio prima di salire in macchina e riprendiamo la via del ritorno. Mentre guido ti osservo quando fai scorrere la mano sulla coscia, accarezzandola, prosegui sotto la gonna, fino a farla scomparire tra le gambe. Te la stai toccando e ti mordi le labbra. Questo spettacolo mi eccita, guardi i pantaloni dove noti chiaramante il mio gonfiore, allora allunghi una mano ed inizi a toccarlo. Sono costretto a rallentare e a trovare un posto dove sostare. Una stradina di prima periferia mostra uno spiazzo e una serie di alberi; Mi fermo. Mi guardi con aria compiaciuta:
“Allora ti piaccio, non dovrei al primo appuntamento, ma non resisto, sono sicura che non ti dispiacerà!”  Non riesco nemmeno a rispondere, mi slacci la cintura, i pantaloni ed è tra le tue mani.

Scopri lentamente la punta,  lo stringi con decisione ed inizi un lentissimo su e giù, mentre guardandomi aspetti un mio sospiro. L’inizio della svolta è proprio questo, la tua bocca si avvicina al mio membro, per forza al massimo dell’eccitazione, ed inizia a baciarlo ed a leccarlo, scorri con la lingua tutta l’asta soffermandoti sul glande. Stai aspettando un mio movimento, che arriva deciso, con la mano spingo delicatamente la tua testa per farti capire le mie intenzioni. Mi assecondi volentieri, apri la bocca e lo lasci entrare fino in fondo,lo accogli delicatamente. Sali e scendi senza fargli prendere aria,  tutte le volte che sei in cima succhi dolcemente il glande e mi fai impazzire di piacere. In questo modo resisto ben poco.

Sto per esplodere, cerchi di ingoiarlo con movimenti lenti e controllati vuoi rilassare la gola in modo che possa entrare del tutto. Quando finalmente riesci e, con la mano, tieni i testicoli ed io mi lascio andare; Il mio sperma scende nella gola ed accompagni ogni contrazione con dei mugolii. Da togliere il respiro, sei bravissima,  mi hai fatto venire così intensamente,  questo è veramente un momento fantastico. Continui a succhiarlo per accogliere anche l’ultima goccia del mio seme. Con quell’aria compiaciuta mi osservi mentre lo baci e mi lasci rilassare; dopo aver abbassato il parasole dalla tua parte ed aver scoperto lo specchio, ti controlli il trucco, leggero, e rinnovi il lucida labbra.
“Adesso rientriamo?”
Metto in moto e riprendo la strada di casa, parliamo di noi e di quello che amiamo fare, i nostri sogni, le nostre passioni, però nel frattempo penso alla serata, a come siamo stati bene assieme e che mi dispiace di essere arrivato alla conclusione. Parcheggio poco distante dalla tua porta, mi guardi e dici:
” Grazie per la bellissima serata”
” Figurati, Sono stato molto bene con te!”
Un ultimo bacio, scendi e cammini velocemente verso il portone cercando le chiavi nella borsa. Io guardo il quadro dell’ auto, le chiavi inserite e… cazzo! Non posso andare via proprio adesso, sono ancora in tempo!.

Scendo dalla macchina, ti raggiungo correndo, sei ormai entrata, stai per chiudere la porta, quando nel trovarmi li, pronunci:
“beh?! dove credi di andare?” ti metti a ridere. Non dico nulla e ti bacio, le nostre lingue non vogliono più lasciarsi, cerchi di svincolarti e mentre saliamo le scale continuo a tenerti a me.  Arriviamo sulla porta del tuo appartamento hai ancora le chiavi in mano e cerchi di inserirle per aprire. Sono dietro di te spingo il mio membro in mezzo alle tue chiappe e te lo faccio sentire, ti sussurro all’orecchio che ti desidero, ti voglio:
“adesso stai esagerando!” non mi importa, infilo una mano sotto la gonna dentro al perizoma e la sento; Cosi calda, umida, il dito medio in mezzo alle labbra affonda, aiutato da quel fiume di umori. Le tue guance diventano rosse e il tuo respiro si fa affannoso. Salgo verso il clitorie iniziando a stuzzicarlo a dovere, sei molto eccitata; Ritorno verso l’inteno della tua vulva e spingo bene dentro il dito. Finalmente riesci ad aprire la serratura, entriamo avvinghiati senza interrompere nulla,  la porta si chiude solo aiutata da una mia spinta. L’ appartamento è illuminato solo dalla luna piena di questa notte, le finestre rimaste socchiuse dal pomeriggio e le tapparelle alzate permettono l’ingresso di un chiarore che illumina il tuo vestito mentre, i lustrini della tua gonna, riflettono la poca luce. Ti spingo contro il primo mobile sul nostro cammino, le mani lungo il piano d’ appoggio, i pochi oggetti presenti cadono urtati dalla nostra voglia di averci. Le chiavi sono ancora nella mano e la borsa sorretta dalla spalla, tutto rimane immobile, fermo, congelato.

Alzo la gonna quanto basta e abbasso il tuo perizoma con un movimento unico, lo lascio alle caviglie.  Premo in avanti il tuo torace e di conseguenza inarchi la schiena mettendo in mostra il tuo sedere; le gambe quasi unite mostrano parzialmente il tuo frutto dell’amore.  Slaccio i pantaloni, lo libero e lo appoggio sulla tua vagina bagnata… le mie mani sui fianchi ti mostrano la direzione; verso di me. Ti lasci andare, la tua vagina si riempie lentamente del mio membro, rapita da questo piacere, ti sento ansimare. Inizio a stantuffarti prima delicatamente poi, assecondando il tuo coivolgimento in maniera più decisa e vigorosa. La tieni stetta con le gambe quasi unite in modo da esaltare  con lo sfregamento le penetrazioni che subisci. Tocco il tuo clitoride e cerco in tutti i modi di portarti vicino all’orgasmo. Finalmente ti sento persa nell’infinito, distendi le braccia che non ti sorreggono più, la mano che teneva le chiavi allenta la presa, la borsa scivola lungo il braccio e il tuo viso si appoggia alla superficie.

Mentre continuo a penetrarti i tuoi versi di piacere mettono a dura prova la mia resistenza. Rallento il ritmo quando ti avvicini all’apice e ti assecondo nei movimenti. Lo sfilo delicatamente e ti lascio immobile osservandoti così, semi distesa sul legno levigato e lucido. i Tuoi occhi sono chiusi, il viso rilassato. Mi posiziono dietro e allargandoti bene le natiche inizio a leccarti l’ano per prepararlo, improvvisamente ritorni in te, le chiavi cadono in terra, così come la borsa,  le braccia rigide sostengono il busto. Allarmata dalla situazione cerchi di voltarti, di guardarmi, ed esclami:
” Cosa fai, non vorrai…” mi alzo, e posiziono il glande poprio li, dove non vuoi, ed inizio a spingere.
” No! ,te lo scordi, non voglio!” Il tuo ano si dilata e cede alla pressione energica al quale è sottoposto, accoglie lentamente il mio pene, butti una mano sul mio petto quasi a volere contrastare il mio avanzamento, prendendoti il polso ti obbligo a piegare il gomito. Spingo fino ad inserirlo completamente, e una volta raggiunto il mio scopo, lo contraggo quanto riesco per farti sentire la sua consistenza. Lo senti così grande in quel posto inesplorato e inesperto, la sensazione di pienezza  ti soffoca le parole e, puoi solo emettere dei versi di dolore misto piacere, insisto con le contrazioni  finchè non ti sento dire:
” basta, ti prego…”.
Il tuo sfintere è pieno di me , ti possiedo tenendoti ferma. Ora non opponi resistenza, ad ogni lento affondo sento che il dolore lascia posto al piacere.  Ricomincio a toccarti il clitoride per farti perdere la testa,  rispondi piacevolmente e inizi a spingere il tuo culetto verso di me ogni volta che arrivo a fine corsa.


Sempre più forte e sempre più intensa è la voglia di sentirti,  posseduta, sodomizzata.  Il tuo ano completamente dilatato si è rilassato; Stai gemendo di piacere, adesso lo vuoi veramente ed  insisti nel dirmi di dartelo con maggior vigore. Tante altre spinte intervallate da tuoi “siiii, ancora!”. Infine, non resisto, il coinvolgimento mi fa perdere il controllo e, affondandolo un’ultima volta fino alla base, vengo riempiendoti completamente di sperma. Un getto caldo innonda il tuo retto e ti lasci andare urlando. Scarico tutta la mia voglia dentro di te in pochi interminabili istanti, quando mi tolgo, quasi non ti reggono le gambe ed hai bisogno di tempo per riprenderti. Sei li, immobile ad ansimare con il viso nuovamente appoggiato sul legno ,gli occhi chiusi,  le mani vicino alla bocca leggermente aperta e il respiro ancora importante. il mio seme scende ed esce dal tuo ano, violato ed esausto incapace ancora di contrarsi, cola lungo le gambe e bagna il perizoma rimasto alle caviglie.

Ti riprendi quanto basta per toglierti l’intimo, ti avvicini e metti le braccia attorno al mio collo:
“Sono esausta…” mi dici che non credevi di arrivare a tanto e speri di rivedermi presto. Ci salutiamo con un bacio, apriamo la porta, e mentre vedo la strada coprirsi di macchie più scure, capisco che c’è qualcosa che non va; il vento soffia, l’odore di pioggia misto al tuo profumo giunge alle mie narici, sensazioni già vissute. Osservo in lontananza le persone che iniziano a correre, ma vengo distratto dalla tua mano che mi cerca e mi sveglia; siamo sulla porta del bar.
” Ci dobbiamo salutare adesso,…vado a casa”
Guardo i tuoi occhi lucidi e non riesco a dire nulla di giusto, tranne un inutile “va bene”, soffocato e spento da tutte quelle fantasie che si sono inserite nella mia testa. Inizi a correre sotto la pioggia per poi scomparire tra la gente…
Non ho saputo cogliere l’occasione, non ho saputo dirti ciò che provavo, ti ho lasciata andare e ti ho persa per sempre.

Dedicato a chi non posso avere.

Concorso2013

Data di pubblicazione: 28 November 2024

Written by Admin

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